Cosa scrivo...
"MA VE LI SIETE PERSI?"
Loro sono un duo, GIORGIO MINISINI, 6 medaglie d'oro vinte negli ultimi due mesi tra campionati Mondiali ed Europei di Nuoto, lei ARIANNA SACRIPANTE nuotatrice artistica con sindrome di down, medaglia d'oro ai Trisome Games nel 2016.
Gareggiano insieme da qualche anno e durante la festa di chiusura degli Europei di Nuoto Artistico si sono esibiti al Parco del Foro Italico in una dolcissima coreografia sulle note di Imagine, all'insegna della gentilezza, dell'accoglienza, della condivisione, del superamento di quelle barriere che a quanto pare sono più un'abitudine mentale che veri e propri problemi, come ci dimostrano i due artisti professionisti.
Si allenano insieme grazie al progetto Filippide che lavora, come tante altre associazioni, per aprire più occhi e menti possibile, per superare quelle barriere mentali che impediscono ad atleti normodotati e disabili di gareggiare nelle competizioni ufficiali e mettersi alla prova con il resto del mondo, così come sogna l'inclusività.
Forse un giorno lo vedremo accadere davvero, in fondo se c'è qualcosa che ha dimostrato di saper spostare paletti e barriere impensabili, di saper guardare oltre l'ovvio e di offrire possibilità a chiunque voglia provare a scalare l'Olimpo dei valorosi, questo è proprio lo sport...
Qui l'esibizione:
https://lnkd.in/deunKsKW...
"SE FOSSE STATA UN'AZIENDA IL MIO DESTINO, AVREI VOLUTO FOSSE ESATTAMENTE COSI'.."
Sono sempre stata affascinata dai gruppi e dal modo in cui si muovono, da questa loro capacità di poter diventare, in teoria, più della somma dei loro singoli elementi, perchè la magia del gruppo è proprio questo suo modo unico di funzionare bene o non funzionare per niente, a seconda di come il suo maestro dirige l'orchestra...
E' quel lato umano del lavoro con potenzialità inimmaginabili, che ognuno di noi si porta dietro come un diamante o come un sacco pesante da trascinarsi sulle spalle, a seconda che gli permettano o meno di utilizzarlo al meglio all'interno del gruppo.
Le aziende a volte nel crescere perdono di vista questo lato umano, che è quello che le fa nascere, ma poi più le aziende crescono più la questione diventa tutto fuorchè un merito dell'anima dei suoi dipendenti.
Nel grande a volte si perde di vista il piccolo, fatto di un valore umano singolo che insieme ad altri singoli pensavo potesse diventare una cosa speciale, un'inimmaginabile che si realizza, ma che spesso invece diventa una dispersione di potenzialità, di energia, di motivazione, di visione, un piccolo fallimento della risorsa umana..
Eppure in mezzo a tante grandi realtà, in un piccolo paesino di montagna tra gli orgogliosi e forti bellunesi, ne è nata una tanti anni fa che non solo è diventata enorme, ma non ha mai smesso di guardare ai suoi uomini come risorse, come energia che fa girare i meccanismi, come base su cui tutto il sistema poggia e gira, da coltivare, da apprezzare, da premiare, da salvaguardare.
Perchè non si vede in molte grandi aziende l'amore e il rispetto riversato sulle strade bellunesi degli ultimi giorni, per l'ultimo saluto al loro maestro Leonardo Del Vecchio: le lacrime sentite dei suoi dipendenti, fieri di esserci stati, di aver partecipato, di aver condiviso una cosa così grande, come una squadra che non si è mai lasciata perchè il coach aveva una visione che non ha tenuto solo per sè, ma l'ha usato per far crescere tutti, compreso lui.
Questa partecipazione, questo modo di essere gruppo, nessuno escluso e tutti a loro modo fondamentali, ecco, se avessi lavorato in una azienda, avrei voluto che fosse così, una questione d'amore..
#DelVecchio ha amato la sua azienda perchè ha amato i suoi dipendenti, a uno a a uno senza mai stancarsi di esternarlo, consapevole che non avrebbe mai vinto la medaglia più preziosa senza il loro consenso e aiuto. E in mezzo a questa marea di sentimenti usati al meglio, ne è semplicemente venuta fuori una bellissima magia...
Se avessi lavorato in una azienda e passato lì la maggior parte del mio vivere, se fossi cresciuta come lavoratrice e come persona tra le sue quattro mura, ne avrei voluta una dove, nonostante le difficoltà da affrontare, non avrei mai avuto il dubbio di essere una persona di valore in mezzo a tante persone di valore, riuscendo a dare un significato prezioso alla mia vita.
Impagabile...
"QUELLA MAGLIA N. 3"
Federico Gatti è un calciatore e giocherà ancora nel Frosinone, serie B, fino a fine stagione, per poi passare alla Juventus.
E' stato convocato in Nazionale contro la difficile Inghilterra, la sua partita di debutto da titolare, con il n. 3 (di Chiellini) stampato sulla schiena, cosa che avrebbe messo in agitazione anche il più esperto dei difensori, e se l'è cavata davvero bene.
Il punto è che non ha neanche mai giocato in serie A, e allora è qui che questo esordio assume risvolti interessanti...
Perchè è stata una gavetta lunga quella di Federico, così lunga che per poterci stare dentro ad un certo punto ha deciso di accettare un compromesso e mettersi a fare pure il muratore. Sveglia alle 3, partenza alle 4 ritorno alla sera per gli allenamenti di calcio, a letto alle 23. E il giorno dopo di nuovo.
Una dura, durissima prova da mantenere per un 23enne. Durissimo restare attaccato alle proprie convinzioni senza vacillare troppo, durissimo non cedere agli alibi, sempre così tranquillizzanti, durissimo non ascoltare chi sicuramente gli suggeriva che se non era ancora successo di fare il grande salto, forse l'erba della serie A non l'avrebbe mai calpestata, bisognava farsene una ragione alla sua età...
E invece eccolo qui Federico, maglia di Chiellini addosso ed esordio direttamente in Nazionale, e direttamente da titolare, piedi che funzionano, testa sulle spalle, cuore pieno ma in equilibrio...
E' questo che mi affascina di certi giocatori, quello di essere grandi uomini prima ancora di essere bravi calciatori...
Perchè di bravi con i piedi buoni ce ne sono tanti, ma dovremmo invece chiederci chi sono quelli che resistono, che non si perdono, che non cedono, che accettano le difficoltà senza scomporsi, senza perdere di vista il motivo, senza mettersi in discussione ogni volta, senza lamentarsi per la fatica e senza accettare false lusinghe, riuscendo a costruire dentro di sè quell'equilibrio fondamentale tra cuore, mente, piedi che ti fa arrivare ai tuoi obiettivi, un passo alla volta..
Quell'equilibrio che va costruito, coltivato, allenato ogni giorno, in tutti i suoi elementi, perchè è lui che non ti farà vacillare mai troppo, neanche con una maglia così pesante da indossare come quella n.3, passata da un grande uomo di esperienza ad un giovane uomo di grande coraggio...
"E A VOLTE TORNANO.."
Ma possono, due ex atlete che dopo essersi ritirate l’una per passare attraverso un tumore e l’altra per mettere al mondo tre figli, rimettersi nuovamente in gioco e vincere al primo colpo?
È successo oggi al Roland Garros, dove Francesca Schiavone e Flavia Pennetta hanno vinto il grande slam in doppio dopo aver perso il primo set, pareggiato i conti nel secondo, e lasciato sorprese le avversarie nel super tie break con una grinta tutta femminile...
Un torneo di esibizione, certo, un momento di puro divertimento tra campionesse del passato.
Ma da vere campionesse tutte hanno giocato per vincere, però alla fine quel piatto d’argento lo hanno alzato proprio loro...❤️
"CHE FACCIA HA UN RECORD EUROPEO ASSOLUTO?"
Ci sono persone a cui i limiti piacciono, perché sanno da dove partire per andare oltre
Ciò su cui si soffermano, ciò che pesano con perizia, quello a cui dedicano il loro focus, è il COME.
Ora è così, ma COME posso fare per raggiungere il prossimo gradino?
Non si scoraggiano se non per pochi secondi, non pensano troppo alla fatica, neanche alla sfortuna, tantomeno ai fallimenti, fa tutto parte del gioco.
Semplicemente lo vogliono, e non vedono limiti alla realizzazione di questo desiderio.
Niente scorciatoie, nessun alibi, focus puro e semplice, ciò che è inutile rimane fuori.
L'unico limite che vedono è quello da cui partire, che gli dà la misura di dove si trovano oggi, ma non si troveranno di sicuro domani, il resto è pura gioia...
Elisabetta Mijno, medico-chirurgo al CTO di Torino e 3 medaglie paralimpiche già vinte, convocata agli Europei di Tiro con l'Arco per normodotati, ha conquistato il Record Europeo Assoluto (paralimpico + normodotati) sulle 144 frecce, ed è pronta per disputare le gare di arco olimpico a squadre con le compagne.
Chi si ferma non sa sognare ciò che ancora non si vede, ma si vedrà...
"QUANDO UNA SQUADRA E' FATTA DI
11 VITTORIE E ZERO SCONFITTE"
Una vittoria inaspettata, senza dubbio, non ci credevano nemmeno le 11 Nazioni che i nostri atleti si sono lasciati alle spalle, e che ancora stanno cercando di capire come sia potuto succedere...
Così giovani, con un'esperienza relativa rispetto ad altre Nazioni in cui questo sport si pratica come fosse una religione, nessuno li vedeva come avversari temibili. Nemmeno l'ultima, la Norvegia, che è ancora sotto shock e sta cercando di capire come sia stato possibile quell'ultimo tiro perfetto che gli ha sfilato l'oro da sotto i piedi...
Lo hanno realizzato questi due giovani ragazzi che fanno squadra in un modo perfetto e che sull'ultimo tiro, quello decisivo, quello che farebbe tremare le gambe a chiunque, hanno semplicemente realizzato la perfezione...
Perchè Stefania e Amos, senza scomporsi troppo per i colossi che affiancavano in gara, senza perdere il giusto equilibrio tra concentrazione e leggerezza, una partita alla volta hanno raggiunto il gradino più alto dell'Olimpo, sorprendendo tutti, probabilmente anche sè sessi, e forse pure un po' dispiaciuti chè la gara fosse già finita...
Si sono divertiti un mondo Stefania e Amos, che hanno saputo costruire insieme quel gioco di squadra che quasi per magia moltiplica le capacità dei singoli, e può solo portare bene...
Non è facile arrivarci, bisogna accettare di essere alla pari, di ascoltare tanto quanto si dice, di rispettare ma anche di fidarsi.
E' quel gioco di squadra che misura con cura dovere e piacere, che ti fa stare sul pezzo perchè semplicemente non vorresti essere da nessun'altra parte, che ti fa vivere gli errori dell'altro come fossero i tuoi, così come le vittorie, perchè la squadra è questo speciale equilibrio di armonie che se suonato bene ti porta fino in cielo...
Grazie per averci ricordato quanto sia bello...
"NADAL IL VALOROSO"
Ogni volta che va ad un torneo intraprende una battaglia con sè stesso, con le sue difficoltà e i suoi obiettivi...Lavora molto per mettere in equilibrio tutte le risorse, per venire a patti con i propri limiti e trovare le migliori soluzioni per provare a superarli.
E vince, vince migliorando sè stesso, e salendo così un altro gradino nell'Olimpo dei valorosi...
Il suo spirito, la sua professionalità, la sua classe gli valgono i complimenti di tutti i suoi migliori avversari...e del resto del mondo...
"CADO Sì, MA NON MI SPEZZO"
La vita è anche questo, perchè non c'è grande impresa senza grandi rischi...
Oggi nuova gara, ma stavolta si cade. E si cade pure male...
Distorsione al ginocchio con lesione parziale del legamento e piccola frattura al perone. Questa diagnosi smonterebbe anche il bisonte più piantato per terra...
Ma Sofia Goggia ha un rapporto speciale con il rischio, lo sa accettare ed accogliere, insieme alle sue conseguenze, pur di provare a raggiungere vette altrimenti impensabili, perché per lei il gioco vale sempre quella candela...
E quindi eccola qui, a 16 giorni dalle Olimpiadi, scegliere di non operarsi ma di iniziare domani la riabilitazione, per poter far crescere quella speranza di rappresentare l'Italia alle Olimpiadi...
Tra 16 giorni vedremo se ancora una volta sarà stata più forte la sua mente nel trovare il modo di affrontare questo nuovo viaggio verso l'Olimpo dei coraggiosi e dei valorosi...
"UN TUFFO NEL FLOW.."
Anche oggi Sofia Goggia entra nella storia e ci regala la 6 vittoria in Coppa del Mondo in una stessa stagione, mai successo a nessuna atleta azzurra..
Quello che le sta accadendo, dopo l'ennesimo brutto infortunio da gestire e sopportare, è quella magia che gli americani hanno definito parecchi anni fa #flow, flusso, che non è altro che un bellissimo regalo della nostra mente: la capacità di entrare in un flusso di pensieri che ti fa concentrare solo su quello che fai, senza sentire nulla di altro, nè dolore, nè fatica, nè tensioni o preoccupazioni, e rende ciò che stai facendo facile, leggero, bellissimo, unico, insomma una vera magia...
È stato tanto studiato il Flow in ambito sportivo, perché rende una prestazione una vera peack performance: la cosa migliore che potresti realizzare in quel momento accade, senza nessuno sforzo e con una naturalezza e semplicità che sembra quasi impossibile...
Invece è la magia di quel sistema in equilibrio che va dalla tua passione alla tua presenza consapevole, e intorno non serve altro perché sei già pronta, hai già preparato tutto, serve solo quel buttarsi, tuffarsi nel piacere immenso di quello che fai, senza altri sforzi, perché il resto, come per magia, accade da sè, ed è la cosa migliore che puoi realizzare, spesso al di sopra delle tue aspettative limitanti...
Sofia Goggia ha imparato a fidarsi del suo flow e ogni volta ci regala una bellissima magia...
"VOLANDO SU UN ALTRO PIANETA"
Ma dopo il milionesimo infortunio, è ancora possibile ritornare in pista? Ed è magari anche possibile tornarci più forte di prima?
Èd è forse possibile anche trasformare la paura di farsi male di nuovo in due grossi razzi da posizionare sotto i piedi?
È sarà mica anche possibile crederci ogni volta di più, non dare retta alla scimmia seduta sulla tua spalla che ti ricorda il lato oscuro, e superare te stessa tanto da stupirti da sola del risultato finale?
Credo sia davvero impossibile descrivere la forza mentale e il potere che la mente di Sofia Goggia sa esercitare sui suoi piedi, perché qui siamo semplicemente su un altro pianeta...
Lake Louise, Coppa del Mondo discesa libera, 2 giorni, 2 gare, due vittorie strepitose...
"D I V I N A.."
La prima volta che ho visto Federica non aveva ancora compiuto 16 anni e stava per andare a prendersi la sua prima medaglia olimpica, ma ancora non lo sapeva...
Nemmeno allora sembrava una bambina: era seria, lavorava sodo e si allenava in vasca con i ragazzi... Era diversa Federica, lo sapeva anche lei, e si era costruita una bella corazza per difendersi perchè spesso quando si va a fare qualcosa di nuovo ci si deve difendere dal vecchio che ha paura di cambiare.
Ma difendersi da Alberto mai, di lui si fidava ciecamente perchè lui la lasciava libera di correre, come si fa con un cavallo purosangue che vuole solo fare quello che ama, andare veloce...la sua classe e la sua eleganza l'hanno sempre preceduta...
Aveva questo rapporto speciale con Alberto, fatto di grande intesa, sfottò e lavoro duro, ma quei due si "sentivano" prima ancora di capirsi...
A volte i cuori parlano tra loro molto più delle teste...
Che sia nata o no per andare forte in acqua poco importa, di sicuro però si è sempre allenata per andare oltre sè stessa e non fermarsi di fronte a niente, ogni giorno sempre un po’ di più e sempre un po' meglio...Alberto ne sarebbe stato fiero nel suo cuore...
Qualsiasi impresa abbia iniziato, l’ha sempre portata avanti con tenacia, duro lavoro, alte performance, centrando obiettivi impensabili per chiunque, ma non per lei...
E come ogni vera campionessa che si alleni per andare ogni volta oltre se stessa, non importa per quale impresa, non ne avrà mai abbastanza e ci sarà sempre un nuovo olimpo da raggiungere per lei...
Anche per questo è diventata, per tutti, LA DIVINA...
"IL CALCIO (E LO SPORT) COLLABORA, MOBILITA E SALVA VITE UMANE.."
Eccoci qui, ancora in Afghanistan, ancora una dittatura, ancora le donne, ancora costrette a nascondersi al mondo per non morire, ancora con l'unica colpa di aver creduto di poter essere persone come tante altre persone nel mondo, in un Paese che non le guarda, non le vede, e che le vuole ancora sottomesse e nascoste.
Ma é bastato un appello al loro mondo di appartenenza, quello del calcio e dello sport, per cambiare la vita della ex squadra di calcio femminile dell'Afghanistan. Un appello non gridato, non pregato, ma mandato come fosse il ricordo di un patto tra atleti, indissolubile più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Ha risposto Kim Kardashan, famosa influencer americana, che ha pagato subito il volo alle atlete, quasi tutte adolescenti, e alle loro famiglie costrette a nascondersi ogni giorno per non morire, facendole volare fino nel Regno Unito.
E poi ha risposto Andrea Radrizzani, Presidente italiano del Leeds, pronto a creare le basi per poter sostenere le atlete e le loro famiglie nella costruzione di un futuro inclusivo, degno del nostro secolo.
E ha risposto anche il Governo, consentendo subito il loro reinserimento nel Regno Unito, un gesto immediato che ha permesso di realizzare il loro sogno di vivere libere e di rincorrere ancora il loro amato pallone...
"INVINCIBILI"
L’ inarrestabile Italia dello sport vince anche il Campionato Europeo maschile di volley.
Una rivincita dopo l’altra, scaliamo l’Olimpo dei valorosi per dimostrare al mondo quanto, dopo tanta sofferenza, siamo capaci di sognare e realizzare i nostri sogni...
Grazie, Italia dello Sport, per il tuo cuore ❤️
"LA SUA VITA POTREBBE NON ESSERE FACILE, MA SARA' FANTASTICA!"
JESSICA LONG è un'atleta diversamente abile, e fortissima nella sua diversità.
L'abbiamo conosciuta tutti, grazie anche allo spot pubblicitario della Toyota, andato in onda sulla Rai per tutta l'estate, che racconta la storia di questa bambina siberiana abbandonata alla nascita, e accolta a poco più di un anno dalla famiglia americana Long, che ha visto nella sua disabilità non un ostacolo ma un'opportunità: per loro di essere genitori, per Jessica di essere figlia.
Tutto quello che ci si metteva dentro questa vita, si sarebbe visto poi.
Jessica, amputata alle gambe da piccola per una malattia rara, ha amato subito l'acqua, e intorno all'acqua ha costruito la sua fantastica avventura.
Certo la sua vita non è stata facile, un percorso di preparazione e gestione delle difficoltà durato 18 anni e ben 25 operazioni alle gambe, ma che l'hanno portata alle sue prime Paralimpiadi all'età di 12 anni.
Da allora è sbarcata quest'anno a Tokyo per la sua quinta Paralimpiade, conquistando la sua 29ma medaglia a cinque cerchi (di cui 16 ori), e una notorietà incredibile.
Forse non serve desiderare una vita fantastica e speciale, ma impegnarsi ogni giorno per affrontare con positività le difficoltà, lavorare con passione per migliorare un po' di più le nostre performance, impegnarsi con tenacia per spostare un po' di più i nostri limiti "impossibili", rilassarsi con piacere per essere felici nel qui e ora, indipendentemente dai limiti in partenza.
Perchè poi è questo viaggio che la renderà davvero fantastica...
"L’ITALIA CORRE PIÙ VELOCE DI TUTTI ❤️"
Tokyo, 100 metri femminili
Ed eccoci di nuovo qui, stessa pista dei 100 metri olimpici di Jacobs e della staffetta, e l’Italia paralimpica risponde con una performance stratosferica...
Medaglia d’oro per Ambra Sabatini, 19 anni, che realizza anche il Record del Mondo.
Medaglia d’argento per Martina Caironi, la veterana a cui tutte si sono ispirate.
Medaglia di bronzo per Monica Contraffatto, ex Caporal Maggiore dei Bersaglieri ferita in missione in Afghanistan.
La vita ha provato a fermarle, ma loro non si sono arrese e ora corrono più veloci di tutte...❤️
"IL MIO OBIETTIVO? MIGLIORARE OGNI VOLTA ME STESSO UN PO' DI PIU'.."
Antonio Fantin, 20 anni, dopo 8 ori europei e 3 ori mondiali, oggi a Tokyo vince il suo primo oro nei 100 metri sl nella sua prima olimpiade, migliorando un Record del Mondo già suo, e stabilendo il Record Paralimpico.
Ma di cosa è fatta una tale performance?
Antonio è un perfezionista, un po' come tutti i campioni: ama le cose fatte bene e non si accontenta di niente di meno. La grinta e la determinazione per raggiungerle non gli mancano, e di arrendersi non ci pensa proprio mai.
Il suo è un lavoro di squadra, e ne è assolutamente consapevole, per cui costruire una buona squadra e lavorare perchè funzioni è uno dei suoi primi obiettivi.
Il supporto del suo team, fatto di preparatori, allenatori, familiari e amici è fondamentale, e non smette mai di ringraziarli. Senza di loro, il suo sogno non riuscirebbe a concretizzarsi in una performance da paura...
La sua mente è abituata a guardare le cose mettendole nella giusta prospettiva, e questo aiuta moltissimo l'azione. Perfino un momento difficile come la sua malattia è visto dalla sua mente come un semplice momento di partenza per costruire il suo futuro, e nulla più.
Ecco le sue parole dopo il suo meraviglioso sprint di oggi: "Vincere la mia prima medaglia a una Paralimpiade e che questa sia d'oro, è qualcosa di incredibile, così come migliorare il mio Record del Mondo.
Il mio obiettivo era toccare per primo, ma anche migliorare me stesso: è quello a cui punto sempre prima di tutto in allenamento, per poi trasferirlo anche in gara."
Il significato di tanto lavoro è tutto qui: sempre un po' di più, sempre un po' meglio, finchè ti ritrovi sopra l'olimpo...
"SAI COSA C'E'? IO INTANTO MI ALLENO, POI SI VEDRA'.."
Francesca Porcellato, la rossa volante veneta, oggi a Tokyo ha conquistato la sua 14ma medaglia olimpica in 11 partecipazioni: tra pochi giorni compirà 51 anni.
La sua prima paralimpiade fu a Seul nel 1988: partendo da lì ha conquistato fior di medaglie per anni nell'atletica leggera, per passare poi allo sci di fondo nelle paralimpiadi invernali, per poi tornare a quelle estive con l'handbike.
Un eccletismo di altissimo livello e di lunghissimo periodo, che rappresenta un esemplare unico nel mondo. Mondo che Francesca ha girato in lungo e in largo, sempre alla continua ricerca della successiva sfida e della successiva medaglia, senza mai accontentarsi e senza mai smettere di divertirsi, come quella bambina dai capelli rossi che correva in carrozzina più forte di tutti..
"Amavo correre veloce, e da piccola sentivo che c'era per me la possibilità di diventare atleta, ma non sapevo come. Ma ho continuato ad allenarmi, come se sapessi che era una questione di tempo."
E a 16 anni il destino, a cui Francesca si è sempre presentata preparata, le ha offerto la sua prima occasione di correre su una carrozzina da corsa, e fu amore per sempre.
"Nessuno poteva credere che fosse solo la prima volta per me. Ma nessuno sapeva però che era una vita che mi allenavo per essere pronta per quel momento. Io volevo solo correre veloce, e ci sono riuscita"...
GRINTA!
Alle paralimpiadi di Tokyo, in 7 incontri ha subito solo 10 stoccate...
Ecco, qui non si tratta solo di tirare bene, ma di dimostrare ogni volta di volere e potere fare un po’ meglio...
Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi avversità gli si presenti davanti, qualsiasi sia l’avversario da battere, sempre un po’ di più, e un po’ meglio...❤️
"HO VISTO UN SUPER EROE
(E ME NE SONO ACCORTA SOLO A FINE GARA)"
Finita l'Università cercavo un Master in Risorse Umane, e finii per iscrivermi ad uno in Psicologia dello Sport.
Ci pensai davvero tanto, ma mi sembravano tutti uguali, tutti guardavano al miglioramento delle risorse umane in modo molto simile. Ero affascinata dallo sviluppo delle prestazioni in azienda e trovai nello studio delle performance sportive un modo diverso di guardare alle risorse umane.
Volevo sapere perchè di fronte ad un problema c'è chi si adatta e chi no, chi evolve e chi si rimpicciolisce, perchè di fronte ad una sfida c'è chi da il peggio e chi tira fuori la miglior prestazione, e soprattutto capire come poter migliorare questo personale atteggiamento, che influenza così tanto le performance.
Il mondo sportivo mi ha dato tante competenze per affrontare il miglioramento del benessere nel contesto aziendale, così come il lavoro in azienda mi ha dato tanti spunti per provare cose nuove nello sport.
Oggi per esempio ho visto un super eroe che correva in pista, e che ha lasciato tutti a bocca aperta...Facile pensare che solo a pochi possa succedere, più difficile impegnarsi per capire come possa invece succedere a molti...
Tokyo, ciclismo su pista, inseguimento individuale 3000 metri, categoria c1 maschile. C'è un russo in gara che partecipa alla sua prima Paralimpiade. Si chiama Astashov Mikhail, viene dal duathlon e corre in bici solo dal 2019. Però si vede che è abituato a dare tutto, e che sa come fare: alla fine è arrivato primo, con Record Mondiale e Paralimpico.
La sua è una menomazione genetica agli arti, in effetti la malformazione alle braccia la noti subito. Quello che solo alla fine si nota è che mentre gli altri spingono forse sulle proprie gambe, lui corre anche senza quelle.
Eppure lui è lì, dopo tante difficoltà affrontate e superate, a lottare per il suo posto nel mondo, possibilmente in prima fila...
"RICOMINCIANO I GIOCHI...ANCHE CON LA BANDIERA AFGHANA.."
Dalle 20 di questa sera e fino al 5 di settembre iniziano i Giochi Paralimpici di Tokyo 2020: più di 4.500 atleti, 163 Nazioni rappresentate e 22 sport giocati.
Come per le Olimpiadi, la delegazione italiana è la più grande di sempre: 115 atleti di cui 63 donne, Bebe Vio e Federico Morlacchi saranno i portabandiera.
Alla cerimonia di apertura ci sarà anche la bandiera dell'Afghanistan, in segno di solidarietà nei confronti degli atleti che non sono potuti partire per Tokyo, ma che almeno sono in salvo in Australia e in Spagna.
La bandiera afghana sfilerà nello Stadio Olimpico sventolata da un rappresentante dell'UNHCR, l'Agenzia dell'ONU per i rifugiati, ma chiaramente non sarà abbastanza..
Le Paralimpiadi sono il simbolo dell'inclusione sociale nel mondo: un modo per combattere i pregiudizi, la violenza, le disuguaglianze e promuovere la libertà e la diversità...
Perchè è proprio affrontando l'impossibile, un giorno alla volta, che alle Paralimpiadi si possono incontrare tanti super eroi che hanno dovuto combattere le proprie guerre usando occhi nuovi...
"E SE FALLIRE FOSSE UNA BENEDIZIONE?"
Se ti dicessi che fallire ti renderebbe più consapevole e più forte, capace di fare scelte diverse e che ti avvicinerebbe di più ai tuoi obiettivi, accetteresti di fallire passando attraverso il dolore, la solitudine e il rischio di non riuscire, o di perdere tutto e non ritrovarlo più?
Se ti dicessi che adesso nessuno ti considera capace di arrivare in alto e che tutti ti prenderebbero in giro per i tuoi sogni irrealizzati, riusciresti nel buio pesto di te stesso a trovare il coraggio di riprovarci ancora più forte, essendo forse l'unico a crederci?
Non è una domanda banale, perchè nella teoria la risposta è SI ma spesso nella pratica la verità è NO, perchè fallire fa sempre tanta paura e la nostra tendenza è quella di evitarlo il più possibile, senza capire che invece è proprio il modo attraverso il quale arrivare in vetta.
E' questo che la maggior parte dei campioni vivono nella loro carriera: chi ritrova sè stesso nel buio più nero e riesce a tener duro fino alla fine del tunnel, si ritrova spesso sopra un incredibile olimpo..
Dietro ogni splendida carriera c'è il superamento di un profondo fallimento perchè ciò che ti porta in cima non è far sempre giusto, ma avere il coraggio di crederci ancora di più dopo aver sbagliato..
"PERCHE' GLI STUDENTI SONO INTERESSATI SOLO AL VOTO (E LO CONTESTANO SPESSO)"
Prendiamo ad esempio lo sport: una performance sportiva non è mai solo tecnica, una performance è tutto quello che ho allenato, senza separazioni e distinzioni: è la TECNICA che ho imparato, ma anche il FISICO che ho preparato, è la MENTE che sa scegliere quando e come, ma è anche il CUORE che mi fa andare oltre me stesso.
Lo sport insegna che solo l'equilibrio nelle risorse che usiamo ci permette la nostra migliore performance, e che la nostra migliore performance ci rende felici perché apprendere, metterci alla prova e superarla (o non superarla) ci fa bene, ci stimola e ci fa evolvere.
Quando nascerà la scuola che insegnerà agli studenti a sentirsi capaci di affrontare qualsiasi difficoltà stando ben saldi sulle loro gambe, senza spaventarsi dei propri pensieri e delle proprie emozioni, che gli insegnerà a scoprire chi sono e di che cosa sono capaci? Lo sguardo fisso al voto finiscono per vivere in perenne ansia da prestazione, senza poter scoprire chi sono davvero.
Allora mi sembra che la scuola, sempre più piena di regole rigide e nozioni tecniche (e più vuota di palestre), stia dimenticando l’allenamento alle emozioni (e i suoi effetti), per insegnare ai ragazzi a gestirle da sé.
"PIK PERFORMANCE: QUALCOSA STA CAMBIANDO.."
Ho iniziato la mia attività di preparatrice mentale 20 anni fa, per mia fortuna collaborando in un contesto di altissimo livello.
Ero giovane, appena laureata e non sapevo nulla di agonismo, ma avevo grinta, creatività e tenacia, ed un Commissario Tecnico che si fidava di me: in effetti non mi mancava nulla per lavorare su una preparazione mentale che funzionasse. E in effetti funzionò molto bene.
Ma poi compresi presto che raramente si poteva lavorare con questa libertà, perchè la diffidenza nei confronti della preparazione mentale era una questione di cultura: era lì da tanto e sarebbe stato difficile cambiarla, e difficile lo è stato davvero
Eppure oggi ho la sensazione che questa cultura verso le nostre più intime emozioni sia davvero in mutamento
Forse complice questa pandemia che ha stravolto i piani di un intero mondo abituato a fare quel che voleva, ma che ci ha poi costretto a tirare fuori le nostre risorse più importanti: emozioni e pensieri.
Ed eccoci qui, in questa Olimpiade unica e irripetibile, scoprire fragilità di campioni che non hanno più voglia di nascondersi, ed esultanze che invece rivelano tanta (nuova) preparazione alla performance: quel magico intreccio di allenamento tra fisico, tecnica e la nostra mente..
"SIAMO CIÒ CHE ALLENIAMO.."
Che sia nata o no per andare forte in acqua poco importa, di sicuro però si è sempre allenata per andare oltre sè stessa e non fermarsi di fronte a niente, il suo obiettivo è sempre stato un po’ di più, e sempre meglio...
Qualsiasi impresa abbia iniziato, l’ha sempre portata avanti con tenacia, duro lavoro, alte performance, centrando obiettivi impensabili per chiunque...
E come ogni vero campione che si sia allenato per andare ogni volta oltre se stesso, non ne avrà mai abbastanza...
Finita la sua ultima finale olimpica, ancora alle prese con le staffette, eccola proporsi al mondo per il suo ultimo elevato obiettivo: farsi eleggere dagli atleti membro del Comitato Internazionale Olimpico...
Ancora una volta obiettivo centrato in pieno...
"L'INTESA CHE FA LA DIFFERENZA"
Le relazioni di coppia si sa a volte sono molto difficili da gestire, è quasi più facile trovare degli accordi in gruppi ampi piuttosto che solo in due.
Ma quando la coppia trova l'intesa e finisce per diventare una cosa sola verso l'obiettivo comune, spesso non ce n'è per nessuno...
Caterina Banti e Ruggero Tita, estrosa romana lei e riservato trentino lui, ce lo hanno dimostrato proprio oggi, in una gara vinta con tattica, intelligenza e fiducia reciproca, in cui gli azzurri non hanno sbagliato praticamente nulla.
Seduti fianco a fianco nel loro catamarano veloce, hanno primeggiato in coordinazione e sincronizzazione, uniti nella mente prima ancora che nel fisico, come fossero un'unica, forte e vincente cosa sola.
Prima medaglia d'oro olimpica mista nella vela italiana, da soli 4 anni hanno costruito insieme la loro unione vincente, dominando le regate più importanti di questa classe fino ad approdare a Tokyo.
"Di medaglie ne abbiamo vinte tante e siamo venuti qui per ritirare quella più importante"
Quando l'intesa fa la differenza...
"QUANDO TROPPA SICUREZZA FA MALE AI RISULTATI (E NON SOLO)"
Novak Djokovic è n.1 nel ranking mondiale, indiscusso miglior tennista davanti a nomi che sono maghi di questo sport, con un palmares da far invidia ai più grandi e una competenza unica che rende il suo tennis di un altro pianeta.
E' arrivato alle Olimpiadi di Tokyo con una certa leggerezza interiore, sicuro di poter fare bene e compiere così la sua impresa epica: la conquista del Golden Slam.
Era sicuro, assolutamente sicuro che nulla potesse impedirgli l'impresa, così sicuro che l'impossibile, cioè perdere, è diventato realtà, e l'impresa gli è sfuggita dalle mani.
Non stupisce la rabbia con cui l'ha affrontata: perde la finale olimpia contro il tedesco n.5 al mondo (che gli chiede scusa), perde anche la finale per il terzo posto contro lo spagnolo n.11, perde pure la testa lanciando la sua racchetta in mezzo agli spalti (per fortuna vuoti), e rinuncia a disputare l'incontro del doppio misto per il terzo posto, lasciando la medaglia agli australiani.
Djokovic ha perso la sua grande occasione: chi esagera in sicurezza a volte può finire per perdere il controllo di sè.
Conquistare un obiettivo non è mai una certezza, ma un umile rispetto per quel delicato rapporto di equilibrio tra il fisico e la nostra mente..
"A PROPOSITO DI SOGNI.."
Come dice Julio Velasco “A volte non basta essere forti, bisogna anche sentirsi forti”..
E magari credere di esserlo più di tutti, perché accidenti, potrebbe proprio essere vero..." ❤️
Gianmarco Tamberi, salto in alto d’oro alle Olimpiadi di Tokyo 2020 ❤️
Lamont Marcell Jacobs, l’uomo più veloce del mondo alle Olimpiadi di Tokyo 2020 ❤️
"A PROPOSITO DI EMOZIONI NELLO SPORT"
"..nulla esiste di fisiologico che non sia anche psicologico e viceversa, nessun fenomeno è puramente psicologico, in quanto produce inevitabilmente alterazioni biologiche"
Con queste parole Giorgio Nardone ci suggerisce che fisico e mente non sono entità separate e separabili, ma elementi indissolubili dell'essere umano, capaci di interagire e influenzarsi reciprocamente di continuo
Quindi un po' stupisce la sorpresa con cui il mondo dello sport sta guardando alle affermazioni di atlete formidabili come Simone Biles e Naomi Osaka, che dicono di non riuscire più a reggere le competizioni per problemi mentali
A questi livelli può capitare che l'equilibrio si spezzi, si esagera con l'uno e si trascura l'altra e si finisce per manifestare sintomi come depressione, o twisties, o panico.
Ma il punto è che Simone e Naomi non sono certo matte o deboli per questo: seguire un sogno così alto, volerlo così tanto, a volte ti fa perdere la misura di tè stesso e ti fa seguire strategie che alla lunga si rivelano fallimentari.
Perdere l'equilibrio fa male, ma non è mai una colpa, anzi è un modo per conoscersi meglio, migliorare e ripartire con più consapevolezza di quel delicato ma fondamentale rapporto di equilibrio tra il fisico e la nostra mente..
"L'ITALIA CHE (ALL'ESTERO) NON SI ASPETTAVANO"
Se guardiamo agli Europei di calcio, nessuno si aspettava che in 3 anni potessimo passare dalle stalle alle stelle: ci vuole molta #preparazione e parecchio coraggio per risalire la vetta quando dalla cima eri caduto in fondo.
Ma il risultato non è dipeso solo da quanto abbiamo creduto nel progetto, ma soprattutto dal modo in cui lo abbiamo realizzato.
Potremmo dire che abbiamo esibito, come Berrettini, l'#artedisaperperdere, quella cosa che succede quando fa male dentro ma hai fiducia che ti farà crescere e tieni duro finchè non accade, ma intanto, con un po' di ironia, provi anche a godertela un po'.
Perchè se c'è qualcosa che abbiamo trasmesso in questi mesi, e che molti all'estero hanno scambiato per leggerezza e stupidaggine, è questa nostra capacità di credere che possa andare meglio, e di costruire un bel percorso per farlo accadere.
E' un percorso fatto di quell' #amicizia che noi veneriamo come fosse il Santo Graal e che ci porta insieme a "divertirci seriamente", che è alla base di ogni importante progetto, che ci rende lavoratori instancabili ma capaci di sfornare quel misterioso "qualcosa in più"..
Come dice Berrettini: "..questi sono giorni euforici, ed è giusto così, ma presto mi rimetterò a lavorare.."
"MA IL CALCIO E' COSA DA UOMINI O DA DONNE?"
Immersi in questo fantastico Europeo di Calcio che ha sorpreso tutti, ma molto in positivo, non ci siamo forse accorti della piccola rivoluzione che proprio a Wembley si stava consumando dentro le nostre orecchie: finalmente due commentatori tecnici di sesso diverso, Katia Serra e Stefano Bizzotto, spiegavano insieme le partite di calcio
Sembrerebbe una notizia quasi normale, invece ci abbiamo messo parecchio prima che qualcuno pensasse di proporre un simile binomio, quasi fosse troppo spaziale anche solo pensarlo. Eppure in Europa non era mai accaduto che una donna narrasse una finale della Nazionale..
Ma perchè questo? "Purtroppo non siamo abituati a farci spiegare il calcio da una donna", racconta la Serra, "eppure spiegare il calcio non è una questione di genere, ma di competenza", per lei fatta di anni di tv e di esperienza in campo come giocatrice
Forse anche le donne, proprio come gli uomini, sanno come prepararsi per un obiettivo..
E così (forse) il calcio, nel 2021, non è cosa nè da uomini nè da donne: il calcio, come ogni lavoro che facciamo per raggiungere obiettivi, è competenza
Se siamo fortunati, forse da oggi la scelta non sarà più solo tra maschio o femmina, ma semplicemente tra diversi livelli di competenze..
"SE SOGNI L'OLIMPO NON CEDERE MAI.."
Come Federica Pellegrini, anche Vanessa Ferrari conquista a 30 anni il pass per la sua quarta Olimpiade in carriera.
Come per Federica, anche per Vanessa la preparazione non è certo stata una passeggiata: in pieno lockdown ha preparato le gare attrezzando il suo garage come fosse una palestra, ma di mollare non se ne parlava.
Come Federica durante la preparazione ha preso il Covid, ma ha continuato fino ad arrivare alla Coppa del Mondo di Doha, dove si giocava la qualificazione anche contro la sua amica Lara Mori, perchè con un solo pass ci può essere una sola vincitrice.
Professionismo, perfezionismo, duro lavoro sui piccoli dettagli: così si costruisce una grande performance.
Eppure tutto questo non dice ancora chi è davvero Vanessa Ferrari: quella piccola ragazzina diventata presto una campionessa, come Federica, ne ha viste tante, passate tante, eppure non dubita mai di quello che vuole essere, nè di dove vuole andare. La sua mente è più forte delle sue gambe, e lei questo lo sa.
Ecco qui un esercizio perfetto, bellissimo, con cui ha vinto la sua sfida con Lara Mori, la sua sfida con il mondo e pure quella con la sfortuna, e con cui la vedremo ancora una volta lottare come una tigre per quell'Olimpo da conquistare..
"ALFONSINA"
Mai sottovalutare una donna che sente una regola troppo stretta per sé stessa...
Mai pensare che si spaventerà tanto da lasciare andare la sua idea: se essa viene dalla sua passione non la cederà per nessun compromesso...
Porterà avanti il suo progetto, anche da sola, magari in silenzio, ma la vedrai arrivare al difficile traguardo fiera di sè...
Mai credere che isolarla, denigrarla, scoraggiarla sarà sufficiente per rimetterla al suo posto: se crede nelle sue idee nessun pregiudizio la fermerà...
Anzi, capace che dove è passata, dopo di lei nulla sarà più come prima...❤️
1924,
prima e unica donna ad aver partecipato al Giro d’Italia
con soli uomini...
"YOLO: SI VIVE UNA VOLTA SOLA"
Yolo sta appunto per "you only live once", un atteggiamento che si sta diffondendo rapidamente in America, e che consiste nel lasciare un lavoro sicuro e ben retribuito per un altro, magari più rischioso e meno vantaggioso ma che rappresenta forse il nostro sogno nel cassetto da tempo..
Ma stiamo forse impazzendo?
Niente affatto, forse questa condizione così drammatica ci ha fatto riflettere sul senso della nostra vita meglio di uno psicoanalista..
E' un po' come se ci fossimo accorti, dopo una secchiata d'acqua gelida cosa conta davvero per noi, e che non siamo disposti a rinunciarvi
Se è vero che tanti si sono tenuti stretti il loro lavoro sicuro ben ragionando con razionalità, altri hanno invece trovato il coraggio, pungolati da emotività forti, di puntare tutto sui propri sogni, sperando di realizzarli proprio adesso.
Perchè se c'è qualcosa che dopo 14 mesi di pandemia ci è chiaro è che il momento per provare ad essere felici è adesso, non aspettando di essere più sicuri, ma proprio adesso, nel bel mezzo dell'insicurezza più totale..
Non serve un sogno pazzesco, non serve una vetta stratosferica, basta un lavoro che abbia un senso per noi, non economico ma fatto dei nostri valori, quelli che hanno il potere di farci sentire bene davvero..
Come si fa ad andare in viaggio in piena pandemia?
Semplice! Ci si qualifica per la quinta Olimpiade nella difficile gara dei 200sl, e si parte per una nuova avventura..
"PADRI E FIGLI"
Dick Hoyt e suo figlio Rick hanno corso insieme più di mille gare, completando maratone e ironman dove Dick portava con sè suo figlio tetraplegico nuotando e spingendolo sulla sua carrozzina.
Era il 1977 quando Dick e suo figlio parteciparono insieme alla prima corsa fatta per beneficienza, e all'arrivo Rick disse al padre che quando correva non gli sembrava di essere un disabile, e Dick non lo dimenticò.
Si prepararono per 3 anni e, con il nome "Team Hoyt" corsero la prima maratona di Boston, di cui ne divennero il simbolo dopo averne percorse insieme più di 30.
Solo nel 2013 non raggiunsero il traguardo, perchè a pochi metri dall'arrivo esplose la bomba che stravolse tutto.
Il Team Hoyt è diventato famoso negli anni, fonte di grandissima ispirazione per molti, e si è arreso solo quando un problema cardiaco non ha più permesso a Dick di correre con suo figlio.
Da pochi giorni Dick se n'è andato nel sonno e la Boston Athletic Association lo ricorda con queste parole: "Dick ha rappresentato quello che significa essere un maratoneta di Boston, mostrando determinazione, passione e amore per più di 30 anni. Era un amico fedele e un padre orgoglioso di trascorrere del tempo con il figlio mentre correvano insieme."
Senza sentir barriere, ma solo il vento..
"COSA SUCCEDE QUANDO CI SI SCONTRA CONTRO IL MURO DELLE ASPETTATIVE?"
Larissa Iapichino, dopo aver conquistato recentemente il Record del Mondo di salto in lungo, si scontra contro gli effetti collaterali delle grandi vittorie, fatti di aspettative e relative paure che, nonostante l'eccellente preparazione, finiscono spesso per incidere sul risultato perchè ogni performance è fatta di equilibrio tra fisico, tecnica e mente.
Quindi come si fa? Si rinuncia alle alte vette o si sopporta l'ansia da prestazione? In realtà nè l'uno nè l'altro...
La differenza non la fa la perfezione della nostra performance, ma come sappiamo reagire all'imperfezione della stessa...
Ecco le parole di Larissa subito dopo la gara internazionale che la vedeva molto favorita, ma che l'ha vista concludere la competizione al quinto posto.
“Ho detto la mia come potevo. Ero un po’ scarica di testa dopo la qualificazione di ieri all’ultimo salto. Non amo giustificazioni e scuse: è andata male, non è andata come speravo, ma ho imparato tantissimo, questo era il mio primo obiettivo.
Nonostante la gara non sia andata come speravo, mi ha insegnato più di una vittoria o del record italiano di Ancona”.
E' più che sicuro, una giovane campionessa sta arrivando...
MA ”PREDESTINATI” SI NASCE O SI DIVENTA?
Larissa ha 18 anni e qualche giorno fa le è riuscita una cosa davvero strepitosa: Record del Mondo under 20 di salto in lungo.
La parola più gettonata che ho sentito è stata “PREDESTINATA”. Due genitori ex atleti professionisti, di cui uno di nome Fiona May non possono che far pensare che quasi quasi già si sapeva dove sarebbe finita Larissa, lunga lunga sulla sabbia...
Ma è davvero così? Si è campioni già nella pancia della mamma? Bè forse, ma senza voler togliere nulla all’ipotesi più ovvia, ne vedo un’altra altrettanto valida, anche se meno gettonata: Larissa sta facendo faville perché il suo equilibrio tra dna, impegno e determinazione è ben allenato e perfezionato.
Nessun atleta nasce davvero predestinato, perché atleti bisogna poi diventarlo, ed è questo il punto critico.
Però ce ne sono alcuni che nascono più fortunati, ma senza allenare il giusto equilibrio tra dna e mente potrebbero, nonostante tutto, non ottenere nulla.
Ma quando la testa è forte e ben preparata, quando si lavora per trovare il giusto equilibrio tra tutte le risorse, ecco che ciò che si è masticato fin dalla culla se ne esce fuori con tutta la sua potenza, dandoci l’illusione che tutto sia talmente facile da essere predestinato...
"ALEX E LA SUA LIBERTÀ"
Alex Schwazer ama correre di un amore incondizionato, e ne ha fatto la sua vita.
Ha vinto un oro Olimpico, una cosa che da sola ti fa andare in cima al mondo, ma ha avuto paura di perdere la cima e in un momento di fragilità ha fatto uso di doping
Lo hanno trovato positivo e punito anche come uomo, giudicato e isolato da tutto il suo amato mondo.
Ha confessato Alex, preferendo far crollare gli equilibri insani del suo sport, perché un errore lo si può compiere nella vita, ma perseverare farebbe troppo male all’anima, e un marciatore l’anima pesante non la può portare a lungo..
Dopo tanti anni punitivi in cui Alex non si è lasciato andare costruendosi una vita degna per lui, arriva una sentenza di quelle che se ne vedono poche nelle vicende di doping: il GIP di Bolzano lo ha assolto per non avere commesso il fatto. Le sue urine furono alterate, fu un complotto.
Ma per un macigno buttato via ne arriva un altro ancora più pesante: la federazione mondiale ha stabilito che Alex non potrà partecipare a competizioni internazionali fino al 2024.
Mi torna in mente una frase famosa di un film in cui Mel Gibson dice ai suoi uomini prima di andare in battaglia: “potranno forse prenderci la vita, ma non ci prenderanno mai la libertà”
Corri veloce caro Alex..
"È NATA UNA STELLA, E VA DI CORSA.."
Ambra Sabatini ha 19 anni e qualche giorno fa, al suo primo meeting internazionale, ha stabilito il nuovo record del mondo dei 100 metri in 14"59. E centrato anche il pass per Tokyo.
Ma per capire la stoffa di questa giovane atleta dobbiamo tornare al 2019, anno in cui dopo un incidente in scooter mentre si reca agli allenamenti di atletica, le dovettero amputare una gamba.
Ma Ambra non smise di correre, e nemmeno di sognare, e a quanto pare nemmeno di pianificare le sue vittorie perché dopo un anno e mezzo dall’incidente, in gara le sue avversarie le ha letteralmente stracciate tutte...❤️
“ONLY THE BRAVE”...
Queste le parole con cui Sofia Goggia ha salutato un cameraman a fondo pista dopo essere scesa senza freni, come un razzo felice...
Sofia è carica in questi giorni, e sfrutta a pieno il suo buon momento, sciando con preparazione ma anche con leggerezza: oggi ha vinto la sua quarta discesa libera consecutiva.
Sofia si sta divertendo un sacco, di sicuro non lo nasconde a nessun, e questo è uno degli strani effetti da coronavirus: è tutto molto più precario e difficile, a volte anche molto doloroso e rischioso, ma c’è chi si sgonfia, e chi trova in questa nuova sfida un buon motivo per fare bene, per stare bene, nonostante tutto...
Il punto non sta mai nella grandezza della difficoltà, ma nel modo in cui si affronta il problema per trovare la soluzione...
Sofia sembra aver deciso per un cuore aperto, una mente lucida e un grande sorriso stampato in faccia...
Only The Brave...
"IL MAZZO DI CARTE: E TU COME TE LA GIOCHI LA TUA MANO?"
Si chiama Francesca Jones, è una tennista inglese di 20 anni, nata con una malformazione congenita che le ha fatto sviluppare 4 dita su ciascuna mano, 3 e 4 dita sui piedi, oltre ad avergli lasciato tante complicazioni, soprattutto posturali.
Francesca si è innamorata in fretta del tennis, sport che i Dottori gli hanno detto che non poteva praticare, ma invece di farsi limitare da ciò che dicevano, a 10 anni è riuscita ad entrare in Accademia a Barcellona. Da allora, con una racchetta leggera e tanto lavoro di equilibrio in palestra, insegue il suo sogno tennistico.
"Il mio corpo non è destinato ad essere quello di un'atleta, ma per me questo non significa che io non possa esserlo", lavorando e costruendo ciò che serve.
Francesca si è qualificata per gli Australian Open 2021, infliggendo alla sua avversaria un punteggio pesante, 6-0 6-1. La sua difficile esperienza di vita l'ha resa più forte, più matura, più pronta di molte sue avversarie, e lei si sente molto fortunata per questo.
"Per come la vedo io, sto solo giocando con un diverso mazzo di carte. Ma non significa che quelle carte non possano ancora vincere la partita..."
"PICCOLA LEZIONE DI PERFORMANCE DA UNA CAMPIONESSA.."
Sofia Goggia è un siluro e non le manda mai a dire...
La sua discesa di St. Anton in Austria, dove ha vinto con un grosso distacco sulle avversarie, la dice lunga sulla sua grinta, il suo coraggio e la sua determinazione.
"Il mio segreto? Quando le altre alzano il piede, io lo tengo giù", molto semplice...
Eppure la sua lunga carriera è stata costellata anche da profondi momenti di crisi e da diversi infortuni, che non ti danno mai la garanzia di poter tornare un giorno da dove eri partito, o addirittura più forte, come è successo a lei.
Tornare in vetta dopo una crisi è la parte più complicata, quella in cui devi accettare dei cambiamenti, spalare fango per un po' senza sapere per quanto, in cui tutto potrebbe essere e anche non essere più, e per farlo è necessario il giusto atteggiamento mentale, oppure prima o poi si molla.
Ma Sofia non ha paura del vento, questo è il suo segreto più importante, e lo spiega così: "Si chiamava Biosfera 2, un esperimento americano degli anni 80: riprodussero un ecosistema vegetale, senza animali ma con gli uomini.
Dopo un po' però le piante caddero. Perchè? Perchè mancava il vento, che prima ti piega e poi ti aiuta a radicare..."
"BAMBINI AUTODIDATTI O PROGRAMMATI?"
Secondo Roberto Baggio i ragazzi stanno perdendo la capacità di imparare da soli.
Crescono “programmati”, ma perdono la libertà di improvvisare.
Eppure è nell’improvvisazione che si scopre qualcosa di unico di sè..
“Penso che la mia sia l’ultima generazione dei bambini autodidatti, che passavano infanzia e giovinezza a prendere a calci un pallone per la strada, solo per giocare e divertirsi.
Dico che oggi i ragazzi, fin dall'inizio, hanno a disposizione molti più dati per allenarsi e molti più schemi per trovare il loro posto sul campo. Crescono programmati. Noi improvvisavamo, non sapevamo niente degli altri: forse il problema dei piedi è aver perso la libertà di giocare senza pensare.
La morte di Paolo Rossi per me sancisce la fine di quel nostro calcio. Il congedo fisico dall'amico che più mi ha ispirato. Non parlo dei trionfi pubblici, penso agli angoli bui della vita autentica. È l’umanità a fare la differenza. E di questo me ne sono reso conto quella sera del Luglio 1982.
Avevo 15 anni e dopo la vittoria, con 'Pablito' capocannoniere ed eroe di quel trionfo, sono venuto con gli amici a fare festa a Vicenza, in Corso Palladio. Penso che quella notte ho deciso che avrei provato a diventare come lui”
Roberto Baggio, La Repubblica
"THE GLOBAL TEACHER PRIZE"
Il Professor Disale ha vinto il Global Teacher Prize, e con esso un premio da un milione di dollari.
Durante la premiazione ha parlato di condivisioni di saperi, che non si ottiene senza sforzo, passione e fiducia, e poi ha agito di conseguenza.
Rivolto agli altri 9 finalisti ha affermato “cominciamo col condividere il premio. Lascio a voi la metà della cifra...”
"L’ARTISTA"
Ci sono persone che nascono artisti, magari bassi, magari tozzi, ma veri artisti in ciò che fanno. Questa arte è tutto il loro mondo, ci si dedicano anima e corpo, non sanno fare altro, forse perché non vogliono saper fare altro. Però quell’arte la coltivano con estro e impegno, la fanno fiorire ogni anno più intensamente, e poi la regalano al mondo.
E il mondo ne rimane incantato.
Questi artisti, che raggiungono vette impensabili, che stravolgono le regole comuni, sono dei veri geni nella loro arte, ma senza un equilibrio interiore per poterla gestire ne rimangono travolti. Non sanno costruirsi un’esistenza normale, e finiscono per morire nel loro stesso disequilibrio.
Ma non verranno mai dimenticati, perché una traccia indelebile ha segnato il cuore del mondo per sempre.
Sopra c’è scritto solo una parola: “Maradona”...❤️
"LEZIONI DI BUSINESS DA RAFA NADAL"
Ma come fa Nadal a giocare ogni punto con la massima intensità, senza mollare mai, ed essere al top da anni?
Ecco alcune lezioni del tennista che possono tornarci utili per il nostro business
1) Per Nadal ogni punto conta, la sua attenzione è totale.
Sei capace di prestare la stessa attenzione sul tuo lavoro?
2) Ogni giorno si impegna per migliorare un po' di più, non importa quanto sia già bravo
Cosa puoi fare per migliorare qualcosa ogni giorno?
3) Nadal è l'atleta, ma riesce ad esprimersi sempre al meglio grazie al suo team che gli da grande forza
Se ti avvali di una squadra forte è più probabile che vincerai.
4) Il talento conta, ma conta di più la costanza con cui costruisci la tua performance.
Quanto sei disposto a impegnarti per raggiungere il tuo obiettivo?
5) Rafael costruisce il punto come vuole, ovviando alle sue debolezze e sfruttando i punti forti.
Sai gestire i tuoi punti forti e deboli e sfruttarli al meglio ogni giorno?
6) Sin da ragazzo, si fa riconoscere con un suo stile unico, diverso, vincente nel tempo.
La tua immagine cosa dice di te?
7) Nadal non molla mai. Non importa cosa gli succeda, quanto sia difficile, lui torna sempre più forte di prima.
Come puoi fare per tornare all'attacco dopo un momento difficile?
"TROVA LA TUA MISSIONE NEGLI OCCHI DEI TUOI DIPENDENTI"
Secondo Phil Knight, fondatore della Nike, il punto da cui partire per avere successo è quello di circondarsi dei giusti collaboratori, e per giusti intende appassionati, visionari, maniaci dei dettagli, costantemente attenti alle esigenze dei clienti, esattamente come lo deve essere il capo. Anche se il gruppo è eterogeneo e tutti sono diversi per competenze ed esperienze, ciò che li deve unire poi è la stessa passione e la stessa fiducia nell'impresa: persone motivate a portare avanti la missione e lo spirito aziendale non per la carriera, non per l'aspetto economico, ma per la convinzione di poter migliorare il mondo con ciò che fanno.
"Assumi persone appassionate dell'azienda come te, e ti sorprenderai dei risultati che otterrai", dice Phil.
Condividere la passione, lo spirito, la missione significa sentirsi parte di qualcosa di grande e questo ti permette di affrontare ogni problema senza lasciarti abbattere, perchè se il lavoro che fai ogni giorno è la tua missione, ogni ostacolo diventa più facile da affrontare.
"Scegli la tua missione, e se non la trovi continua a cercarla"... perchè quando la troverai il senso della tua esistenza cambierà radicalmente e nulla sarà più (triste?) come prima...
"QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA.."
Ci affanniamo a pensare, sperare, immaginare come sarà bello tornare alla normalità, ma viene da pensare a quale sia la normalità, visto che lo stravolgimento sociale, economico e psicologico è palese.
Quella normalità non c'è più, e sarebbe facile ora fare i pessimisti, ma in realtà poco produttivo, così ci toccherà fare i realisti: ma adesso, in mezzo a questo caos, con cicatrici nuove e nuove difficoltà, che possiamo fare?
Si possono fare molte cose in realtà, ma nessuna fatta veramente bene se non si parte prima da un cambiamento più impegnativo, quello dell'atteggiamento.
Se è vero che la mente orienta il comportamento, allora è importante capire in che modo si sta guardando al nuovo. Con sguardo vecchio o con nuovi occhi?
Perchè gli occhi nuovi hanno bisogno di elasticità mentale per vedere, e solo allenandola la mente diventerà plastica. Gli occhi vecchi invece si nutrono di ansia, di incertezza, di rabbia, e rimangono sempre a portata di mano.
Lavorare sul cambiamento del proprio sguardo sembra quindi essere un modo efficace per cogliere la nuova vita, che arriva sempre dopo uno tzunami...
"ASPETTANDO IL VACCINO, CI SONO GLI ABBRACCI.."
Ci hanno impiegato tre mesi per inventare, progettare e rendere operativa questa "stanza degli abbracci" anti contagio da Covid-19, ma la Casa di Riposo Domenico Sartor di Castelfranco Veneto ce l'ha fatta, e finalmente familiari che non si toccavano da tanti mesi possono sentire il calore l'uno dell'altro.
Che gli abbracci migliorino lo stato di salute fisica e mentale lo sapevamo già da parecchio: la scienza ci ha dimostrato che gli abbracci possono essere per tutti una vera medicina.
Lasciarsi andare ad un abbraccio infatti stimola nel nostro corpo la produzione di ossitocina ed endorfine, ormoni dell'amore e del benessere con effetti positivi su fisico e mente: aumentano senso di benessere, calma, sicurezza in sè stessi, diminuiscono ansia, stress e pressione arteriosa.
Una vera medicina che però ai tempi del Coronavirus non sembrava poter essere utilizzata. Non sembrava, perchè con un po' di ingegno, una speciale tenda e delle cuffie, la casa di riposo veneta ha offerto ai suoi malati Covid la medicina più economica e speciale per poter affrontare meglio la malattia, migliorare il sistema immunitario e aumentare il senso di speranza.
Credere che la guarigione sia possibile, la rende più probabile, e un abbraccio lo sa...
"MAGARI PIGRI SI NASCE, MA POI SI DIVENTA CIÒ CHE SI ALLENA.."
Oggi una bella notizia sportiva, fatta di poche parole ma di molti kilometri di passione e amore per lo sport.
Chris Nikic ha 21 anni, è americano e ha una sindrome di down che per definizione ti rende pigro ma con una grande capacità di amare, senza limiti.
Chris ama correre, così tanto da completare un Ironman, il primo a farlo con questa sindrome, un esempio di coraggio, tenacia, concentrazione e grande passione.
Magari pigri si nasce, ma poi si diventa ciò che si allena...
"LA CALMA SOTTO PRESSIONE DI BARACK OBAMA"
L'ex Presidente Americano famoso per apparire sempre rilassato e calmo, allena queste qualità quotidianamente per potersene servire quando necessario.
Sappiamo che una eccessiva tensione incide negativamente sia sulle nostre capacità cognitive, sia sulla qualità delle performance. Invece, allenare con costanza le qualità necessarie per mantenere la mente lucida, ci permette di utilizzarle al meglio anche nei momenti di forte pressione psicologica, senza farci prendere la mano da ansia e tensione.
Intervistato, Barack Obama ha dichiarato di servirsi per lo scopo di 3 tecniche specifiche:
1) CONCENTRATI SUL COMPITO, E NON SU QUANTO SEI BRAVO A SVOLGERLO
Fai bene i compiti, ma se sbagli, accettalo e recupera, senza preoccuparti degli errori.
2) TRASCORRI PARTE DEL TUO TEMPO AD IMPARARE
Raccogli informazioni da persone che conoscono l'argomento meglio di te, continua a chiedere finché non capisci, o chiedi loro di spiegarsi in modo semplice.
3) NON RIEMPIRTI LA TESTA CON QUELLO CHE LE PERSONE DICONO DI TE
Se vuoi restare concentrato, non guardare i commenti che fanno di te sui social, un eccesso di critiche oppure lodi può avere un impatto negativo su di te alimentando ansie senza aiutarti a risolvere i problemi.
Provare per credere..
"I 5 SECONDI CHE FANNO LA DIFFERENZA.."
Qualche anno fa lavoravo per una scuola di arrampicata sportiva, allenando nella preparazione mentale i giovani atleti agonisti della società.
Un giorno arriviamo ad affrontare un argomento per loro delicato: come faccio ad andare avanti nel salire la via se non ce la faccio più? Se il dolore è così forte, le mani si gonfiano, e io non riesco a pensare ad altro?
Certo nell'arrampicata, se il tuo fisico non ce la fa più lo capisci subito perchè le tue dita si aprono e tu nemmeno te ne accorgi. Ma la mente può fare qualcosa per aiutarci?
"Quando pensi di essere arrivato al limite, concentrati solo sulla prossima presa. Solo una. E' sufficiente. Solo un'altra, e poi se vuoi puoi mollare."
Ma superata quella presa, spesso i ragazzi proseguivano, sentivano meno dolore, sentivano energia nuova, perchè il punto non sta nella presa ma nell'esercizio della mente nel superare l'ostacolo nel momento in cui non ce la faccio più. Se lo supero proprio in quel momento, la mia mente mi da la forza di proseguire, mi fa credere che sia possibile.
E' in quel punto che si distinguono gli atleti: c'è chi si butta e chi invece si ferma lì. Solo un'altra presa, niente di più.
Alex Zanardi li chiama "5 secondi"...
Buon compleanno Alex ❤️
"VUOI STARE BENE? FAI ATTENZIONE A QUEL CHE PENSI SULLO STRESS.."
Alcune ricerche della psicologa statunitense Alia Crum hanno evidenziato che il nostro atteggiamento mentale nei confronti dello stress influisce significativamente sulla nostra salute, sia fisica che mentale.
Queste ricerche dimostrano che coloro che ritengono che lo stress sia salutare, sono meno depresse, più soddisfatte, hanno più energia, hanno meno problemi di salute, sono più felici, più produttive sul lavoro, considerano le situazioni stressanti come una sfida e non un problema, hanno più fiducia nelle loro capacità di poter sostenere le sfide.
Potrebbe dipendere dal fatto di avere una vita meno complicata? Le ricerche ci dicono che in realtà non dipende da quanto stress è stato provato da un soggetto nella sua vita, ma da tre fattori di personalità legati a ciò che pensiamo dello stress:
1. OTTIMISMO
2. ATTEGGIAMENTO MENTALE
3. CAPACITA' DI TOLLERARE L'INCERTEZZA
Gli atteggiamenti mentali influenzano il modo in cui pensiamo, ma anche il modo in cui agiamo, ed è questo che fa la differenza sulla qualità della nostra vita: se penso che lo stress sia nocivo, lo evito; se penso che lo stress sia utile, lo affronto e agisco in modo propositivo.
E tu cosa pensi dello stress?
"IMPEGNO O TALENTO?"
Alcuni crescono con il forte desiderio di fare bene ciò che amano fare, e lo coltivano per tutta la vita.
Lo fanno crescere con ogni fibra del loro essere (tecnica, fisico, mente, cuore) e si impegnano così tanto da diventare quella cosa, avvicinandosi ogni giorno un po’ di più alla loro migliore performance, ogni giorno sempre un po' più in alto, nonostante l’età, la concorrenza, la fatica e le frustrazioni.
Qualsiasi sia la difficoltà, ogni volta tornano, più allenati e concentrati di prima, per migliorare ciò che sono, perché amano farlo bene e non lasciare nulla al caso.
Sono perfezionisti, maniaci, non si accontentano mai, ci pensano sempre e non riescono a fare a meno di farlo, ma sono felici così.
La passione compensa qualsiasi difficoltà.
Alcuni finiscono per chiamarli talentuosi...
"IL CORAGGIO DI CAMBIARE.."
La prima volta che Gregorio Paltrinieri si è messo veramente alla prova aveva 16 anni e lasciava l'Emilia per trasferirsi al Centro Federale di Ostia e vincere la sua scommessa, non facile per un adolescente un po' introspettivo... E invece l'ha indubbiamente vinta, anzi, ha vinto tutto nei nove anni di preparazione ad Ostia, al fianco di un fantastico Morini, che di di fondo se ne intende ai livelli più alti: e così per Gregorio si sono susseguiti titoli europei e mondiali, un oro Olimpico a Rio 2016, la preparazione per Tokyo 2020.
Un progetto che ultimamente però aveva cominciato a stargli un po' stretto, su cui rifletteva, che lo preoccupava...Non è facile ammettere con se stessi che qualcosa non va, nè ascoltarsi e provare a mettersi in discussione, non è facile provare ad essere sinceri ma costruttivi navigando a vista, senza farsi travolgere da doveri, paure e sensi di colpa, in cerca di qualcosa che non si sa ancora cos'è, e puntarci tutto.
Ma Gregorio, da sempre, è allenato nei muscoli quanto nella mente e questo salto in avanti lo ha compiuto con coraggio, complice il coronavirus e il l lockdown, diventati una pausa che gli ha permesso di ritrovarsi invece che di perdersi...
Non ci sono state colpe o colpevoli, ma solo un grande cuore nel rimettersi in discussione e tentare di riaccendere una fiamma interna che è indispensabile per i grandi risultati. Lui non si divertiva più, e non lo poteva accettare.
E così si innamora di nuovo, ma questa volta del nuoto di fondo in acque libere, e torna la carica, la voglia, il progetto.
Non vuole mollare la piscina, ma vuole anche inebriarsi del nuovo che eccita, scalda, agita...
Qualcuno dirà che son troppe cose da tenere tutte in ballo, e invece, dopo 9 anni di grandi risultati, lascia Morini per Fabrizio Antonelli, tecnico di fondo in acque libere, e ritrova gli stimoli persi...Non si aspetta grossi cambiamenti subito, vuole solo costruire per Tokyo 2021, dove di medaglie d'oro questa volta ne vuole portare a casa tre...
E invece, pochi giorni fa, al Trofeo Settecolli valido per i campionati italiani conquista in piscina gli 800 e i 1500, e dopo alcuni giorni ai campionati italiani di fondo conquista la 2,5 km, la 5 km, la 10 km, cinque ori e nessun rimpianto...
A volte non si ha bisogno di nessun tempo per adattarsi, succede quando dentro di te sei già cambiato, sei già pronto: basta trovare il coraggio di prendere la tua decisione, anche senza avere certezze, anche se sembra un colpo di testa, la decisione che nessuno prenderebbe in quel momento, tranne te...
"QUANDO RIESCI A TRASMETTERE UNA PASSIONE, L'IMPOSSIBILE DIVENTA POSSIBILE.
DALLA GUERRA ALLE OLIMPIADI, PASSANDO DA UN FUCILE.."
Alle Olimpiadi di Rio Niccolò Campriani, oltre a vincere due delle sue quattro medaglie olimpiche nel tiro a segno, si è imbattuto nella squadra dei Rifugiati e ne è rimasto colpito, e un ingegnere si sa non rimane mai con le mani in mano, prima o poi fà...Un anno dopo però smette di tirare e volta pagina: fa l'ingegnere, poi il giornalista, ma poi la memoria gli ricorda che un'idea fissa in un vero atleta va tramutata in azione, perchè la passione non dimentica... "Ho pensato, come posso usare il mio ruolo di campione olimpico e insieme lanciare un messaggio?" Nel 2019 decide di tornare a tirare in un progetto che non lo vede più come atleta, ma come allenatore di una squadra di rifugiati che non hanno mai preso in mano una carabina, con l'obiettivo di farli qualificare per le Olimpiadi. Deve insegnargli tutto da principio, dalla tecnica del tiro al controllo mentale, farlo nel modo più efficace perchè devono andar veloce come i treni per riuscire a qualificarsi per Tokyo. Ne è nata questa squadra di tre atleti, due dei quali, Mahdi e Khaoula sono diventati selezionabili per partecipare a Tokyo. E il loro allenatore che dice? "Se abbiamo una sola vita, non conta fare ciò in cui siamo bravi ma ciò che piace. E non parlo di divertimento. Ma di passione." La passione non è bravura, è puro amore, che se ben trasmesso e allenato,a quanto pare può portarti da nulla all'Olimpo...
"NESSUNA VITTORIA ARRIVA PER CASO.."
E' bella questa laurea. E' quella di Giovanni Paternò, che alla soglia dei 97 anni viene proclamato Dottore in Filosofia dal rettore dell'Università di Palermo, con il massimo punteggio possibile, 110 e Lode, performance perfetta...
Giovanni risulta essere il più anziano al mondo a conseguire la prima laurea, che ha iniziato a preparare tre anni fa, nessun ritardo negli esami, una media molto alta, un foglio dopo l'altro con la sua Olivetti Lettera 22..
Ci troviamo di fronte ad un genio? Non credo, ma ad un tenace appassionato sicuramente...e la tenacia, dicono le ricerche psicologiche, tende a pagare più del talento...
Sicuramente la sua performance parla chiaro, una performance raggiunta con gli ingredienti giusti della determinazione: abbiamo il coraggio, la passione, l'organizzazione, l'ironia, e soprattutto il piacere di essere nel qui e ora, quello giusto, quello che ti calza alla perfezione...mentre ti stai preparando, e aumenta la fatica, non vorresti essere da nessun'altra parte...
Nessuna vittoria arriva per caso...❤️
"L'ALLENAMENTO CHE FA (SEMPRE) LA DIFFERENZA.."
Un atleta quando si allena, o quando si prepara per una competizione utilizza tutte le sue capacità: fisiche, tecniche, tattiche, mentali.
Nel momento stesso in cui è in campo e mette in atto uno schema specifico appena imparato, o quando individua il modo migliore per passare la palla al suo compagno, sta usando tutte le sue risorse.
Anche quando ha l'impressione di utilizzare solo i muscoli delle gambe per correre, in realtà mentre corre pensa, valuta, decide e "sente" qual'è la cosa migliore da provare in quel momento, secondo il bagaglio acquisito durante la preparazione.
Gli studi scientifici evidenziano che la performance di un atleta è data dall'insieme di questi fattori a cui il soggetto attinge quando ne ha bisogno. Più gli elementi fisici, tecnici, tattici e mentali vengono allenati insieme, più completa sarà la preparazione dell'atleta, e più probabile la sua migliore performance.
Se invece l'atleta si prepara molto bene dal punto di vista tecnico e fisico, ma trascura gli aspetti mentali ed emotivi che si manifestano nella pratica sportiva, potrebbe risultare pronto dal punto di vista atletico ma non preparato a gestire le proprie capacità al meglio nel momento in cui la tensione emotiva o la pressione sociale si facessero più evidenti, come accade durante una competizione.
Se cerchiamo di evitare o nascondere a noi stessi o agli altri gli aspetti emotivi che proviamo durante le prestazioni sportive, questi potrebbero crearci una certa tensione e confusione mentale, che si potrebbe tradurre in una performance al di sotto (o anche molto al di sotto) delle nostre possibilità.
Invece allenarsi ANCHE alle abilità mentali garantisce una preparazione equilibrata delle risorse necessarie per la performance, è un efficace metodo per assicurarsi le migliori prestazioni atletiche, alti livelli di auto-motivazione, auto-efficacia e, perché no, una bella dose di divertimento...
Ora facciamo un gioco: se io sostituissi la parola "atleta" con "lavoratore", la parola "sport" con "azienda", e "competizione e performance" le lasciassi invece dove sono, cosa succederebbe?
"QUANDO UNA PAUSA OBBLIGATA SI TRASFORMA IN UNA NUOVA OPPORTUNITÀ"
Si sa che le pause obbligate non piacciono a nessuno, ma spesso poi rappresentano un modo per riuscire a vedere le cose diversamente, per uscire dalla propria zona di confort, o addirittura per trovare il coraggio di affrontare scelte difficili...
Dopo due mesi di stop forzato causa Covid 19, Fabio Fognini si è recentemente sottoposto ad una operazione ad entrambe le caviglie. Uno stop che prolunga ancora di più lo stato di fermo, ma che è anche una nuova speranza per un futuro tutto da riscrivere...
Oggi è la volta di Roger Federer che ha deciso di operarsi al ginocchio e che, come Fabio Fognini, sceglie di prolungare lo stop per prendersi cura di sè...
A volte fermarsi è il modo migliorare per ripartire più forte di prima...
"LA FELICITA' AI TEMPI DEL CORONAVIRUS"
Proprio in questi giorni le Nazioni Unite hanno pubblicato il "Rapporto 2020 sulla felicità nel mondo", basato sulla misurazione di aspetti piuttosto concreti che fanno sentire le persone felici, come le disponibilità economiche, il sostegno sociale, l'aspettativa di vita, la libertà individuale, la generosità, il livello di corruzione.
Le misurazioni di questi parametri hanno dato la Finlandia (così come lo scorso anno) come il Paese con la popolazione più felice del mondo.
L'Italia si piazza solo al 30esimo posto (lo scorso anno 36esimo).
Secondo questo rapporto, in linea di massima i Paesi più felici sono quelli del Nord Europa, mentre quelli che soffrono di più sono i Paesi straziati dalle guerre (come Sud Sudan e Afghanistan) ma anche, a sorpresa, i popoli mediterranei.
Non sarà che per sentirci felici abitare in un luogo dai paesaggi meravigliosi, che offre grande bellezza e cibo invidiato da tutto il mondo, avere grande cuore e passione, non basti più?
I finlandesi non sono mai apparsi come grandi festaioli, vivono in un ambiente meraviglioso ma non certo accogliente e generoso come il Mediterraneo, e tendono a manifestare i propri sentimenti in modo molto ma molto riservato.
Ma allora cos'è che li fa sentire più felici di chiunque altro?
Sembra che la questione dipenda dalla loro PERCEZIONE DI FAR PARTE DI UNA COMUNITA'. Tutto qui? No, in realtà dipende dal MODO in cui ne fanno parte: non certo secondo un sistema di controlli e sanzioni che portano avanti molti di questi Paesi un po' infelici.
Quello della Finlandia è piuttosto un sistema comunitario, basato su concetti come RESPONSABILITA', IMPEGNO e INTESA.
E' come se, ciò che rende davvero felici, non fosse più solo la capacità di esprimere le proprie emozioni, ma piuttosto quel senso di fiducia e soddisfazione più generale della vita, basato sul concetto di vivere in un luogo dove tutti si prendono cura l'uno dell'altro.
Stiamo vivendo un momento di grande, enorme difficoltà, eppure è proprio in questo momento che abbiamo potuto conoscere la forza e la generosità di chi ci sta accanto, e vedere quanto siamo capaci di prenderci cura gli uni degli altri.
Ma sembra anche che, secondo questo rapporto dell'Onu, alla fine di questo difficile momento condiviso, forse avremo l'opportunità e la speranza di imparare, insieme, la FELICITA'.❤️
"VUOI MIGLIORARE LE TUE PERFORMANCE?
IMPARA A TOLLERARE I FALLIMENTI.."
La vita non è mai stata così stressante come ora: anche senza emergenze sanitarie mondiali da gestire, al giorno d'oggi la nostra è una vita strapiena di stimoli, incombenze, obiettivi da raggiungere e sempre meno tempo per farlo.
Eppure di per sè lo stress non è sinonimo di negatività, ma solo di stimolo. Sta di fatto che alcuni sotto stress alzano la propria asticella del livello di performance, altri invece la abbassano pericolosamente.
Si tende a pensare che sia una questione di carattere, di geni ereditati, magari di fortuna, senza pensare che invece tutto potrebbe dipendere da che tipo di pensieri alleniamo: attribuiamo i nostri fallimenti a noi stessi (assumendocene la responsabilità e mantenendo così il maggior controllo) oppure agli altri (perdendo così il controllo della nostra vita)?
Indubbiamente fallire fa male, a nessuno piace e vorrei ben vedere, ma fa anche bene perchè apprendiamo molte cose dai nostri errori, in modo profondo, e lì dove si apprende, si migliora e si alzano le asticelle.
Il problema sta nel trovare il coraggio di fallire, anche quando si teme di perdere tutto quello che si ha, di trovare il coraggio di andarci addosso, di passarci attraverso, e poi magari di rifarlo, senza mollare mai.
Il senso di fallimento è sicuramente frustrante e doloroso, eppure è proprio allenandosi al fallimento che piano piano si impara che esso non è la conseguenza ma solo il mezzo per arrivare sempre un po’ più in alto…
"NELLA ZONA DI CONFINE.."
30 metri di asfalto di confine nella zona rossa trasformati in qualcosa che potrebbe assomigliare, con un po’ di fantasia, ad un campo da baseball.
Due giocatori del Codogno serie B che non possono allenarsi con la squadra (Paolo è in quarantena e Filippo vive a Lodi e non può entrare a Codogno) si danno appuntamento nella zona di confine e trasformano quei 30 metri di asfalto in un campo da baseball dove potersi tirare la palla, per un po’ di riscaldamento, per non dimenticare, per sentirsi felici.
È difficile per un atleta non allenarsi con la squadra, per questo si sono cercati e sono qui, uno di fronte all’altro ma a 30 metri l’uno dall’altro. Nessuno esce dai confini, ma la palla corre tra un confine e l’altro, e di nuovo, e di nuovo in quella che sembra la cosa più vicina ad un normale riscaldamento.
Senza drammatizzare, con molta pazienza, un po’ di fantasia e nessun rischio, due atleti giocano come possono, abituati ai momenti di stop e di stress di un campionato, ma senza dimenticare che poi, di nuovo, quando il pericolo finisce, si torna a giocare insieme..
Intanto tu continua a lanciare...
"DOROTHEA LA LEONESSA"
È indubbiamente bella (ha rifiutato l’offerta di Playboy), è indubbiamente brava (ha conquistato i suoi primi 3 ori a 21 anni e ha già in attivo 2 medaglie di bronzo olimpiche), ma ora sappiamo anche che ha il cuore impavido di una leonessa, che niente e nessuno può fermare nelle sue belle montagne.
Ai Mondiali di Biathlon di Anteselva, dove è cresciuta, ha vinto l’argento nella staffetta mista, l’oro nella gara di inseguimento e ancora un oro nella gara individuale. Oggi non si è tirata indietro nemmeno nella staffetta mista individuale, finendo nona insieme a Lukas Hofer. Rimangono ancora la staffetta femminile sabato e il mass start domenica, in cui è campionessa in carica.
Ma come fa questa atleta a disputare 7 gare in 11 giorni con la determinazione di una leonessa?
Sicuramente conta la grinta, conta pure aver imbracciato il fucile da quando era bambina, e conta essere determinata e resistente senza mollare fino al limite possibile: da maggio a marzo dell’anno successivo si allena continuamente, tra bici, pattini a rotelle, palestra, poligono, corsa e sci, concedendosi in un anno solo 15 giorno di vacanza.
Ecco DOROTHEA, 29 anni, qualificata per la sua terza olimpiade, tenace nella sua dura preparazione, il cuore impavido di una leonessa e la testa di una vera campionessa...❤️
"BIANCA LA GUERRIERA.."
Ieri è stata la giornata mondiale contro il cancro, e oggi voglio ricordare una delle tante battaglie vinte contro questo male che a volte lascia poca speranza, ma sempre avvia grandi battaglie per la vita, spesso vinte anche grazie allo sport vissuto giorno dopo giorno, sport che finisce spesso per guarire corpi e menti...
Questa è la storia di Bianca Rosca, palermitana di origini rumene, a 14 anni le è stato diagnosticato un tumore maligno che senza un'operazione le lasciava 2 settimane di vita.
Operazione lunga e difficile, che le ha laciato un solo polmone per poter respirare, e tanta tanta depressione con cui fare i conti...
Ancora una volta è stato lo sport a fare la differenza: il fratello la convince ad andare con lei in palestra dove lui stesso si allena nel brazilian jiu jitsu.
Giorno dopo giorno non solo Bianca si appassiona alla disciplina, ma riesce con l'allenamento e un meraviglioso rapporto con il suo maestro, a ritrovare grinta e vigore e ad allenare quell'unico polmone che diventa forte per due, permettendole con il tempo di eliminare anche la bomboletta per l'ossigeno.
Pochi giorni fa Bianca, a 22 anni, ha vinto a Lisbona la medaglia d'argento ai campionati europei di brazilian jiu jitsu, con un sorriso sulle labbra così largo da coprire tutta la sofferenza provata negli anni.
Il cancro sconvolge, cambia le regole, ti disorienta, non dà mai una certezza di guarigione, ma per vivere ogni giorno la propria vita con passione forse le certezze non sono la cosa più importante...Domani è semplicemente un nuovo bellissimo giorno per tornare in palestra...❤️
"E SE IL TUO SOLITO AVVERSARIO DIVENTASSE IL TUO MIGLIOR
COMPAGNO DI SQUADRA?"
In questi giorni si disputa, in Svizzera, la Laver Cup, un torneo di tennis che si gioca con due sole squadre: Europa da una parte, Resto del Mondo dall'altra. Tre giorni di partite, tra singoli e doppi, in cui alla fine chi vince è un gruppo e non un giocatore.
Ogni squdra è composta da 7 giocatori e un capitano. Il capitano per l'Europa è niente di meno che Bjorn Borg, e i sette giocatori sono compresi tra la posizione 2 e la 11 del ranking mondiale.
Questo significa che i migliori giocatori internazionali che solitamente gareggiano l'uno contro l'altro per vincere il prestigioso torneo di turno, in questo caso giocano insieme per lo stesso obiettivo: vincere come squadra contro il Resto del Mondo.
Eccola qui la squadra Europea: Rafael Nadal, Roger Federer, Dominic Thiem, Alexander Zverev, Stefanos Tsitsipas, Fabio Fognini, Roberto Bautista Agut,
dal n. 2 al n.11 del ranking internazionale: strepitoso!!!
A guardarli giocare sembra che non si siano mai divertiti tanto: l'energia e il divertimento la fanno da padrone, si consigliano (e si ascoltano) l'uno con l'altro, giocano e scherzano e fanno molto sul serio perchè volgiono contribuire al risultato, voglio che la squadra sia fiera di loro, vogliono usare il loro talento per il gruppo.
Questi vantaggi del lavoro di squadra cooperativo, sostengono ormai da diverso tempo le ricerche scientifiche, sono quelli che fanno tirare fuori il meglio da ciascuno: condivizione, senso di appartenenza, cooperazione.
Un soggetto che è fiero di appartenere ad un gruppo, che condivide con tutti gli obiettivi e le strategie e coopera per raggiungere al meglio lo scopo per cui si è creato, sarà un soggetto che non solo esprimerà le sue risorse con la migliore peak performance, ma lo farà con divertimento e piacere, emozioni positive che entreranno nel cervello come stimolanti della felicità e del benessere.
Chissà se anche nella vita quotidiana, cambiando punto di vista ed obiettivi, un "nemico" potrebbe trasformarsi nel nostro miglior compagno di squadra...
quando gestire con efficacia una difficoltà ci fa stare meglio .."
Smettiamo di spaventarci: lo stress, di suo, non fa male...
Le ricerche sociali ci dicono che senza lo stress che ci attiva, saremmo destinati a lasciarci andare passivamente. La verità è che abbiamo proprio bisogno degli stimoli esterni che ci fornisce l’ambiente per attivarci, così da tirare fuori le nostre migliori risorse, trovare buone soluzioni e risolvere tensioni e problemi.
Allora come mai spesso ci sentiamo troppo sotto pressione, tesi, in allarme, insoddisfatti? Diamo la colpa al lavoro (troppo esigente), alla crisi (dilagante), ai figli (ingestibili), alle relazioni (insoddisfacenti)… La buona notizia è che non dipende dallo stress, che rappresenta semplicemente uno stimolo, una richiesta dell’ambiente in cui viviamo.
Il motivo è invece da ricercare nella risposta che noi forniamo alla richiesta: ci stiamo adattando o no alle esigenze dell’ambiente?
Ecco come funziona il meccanismo: arriva uno stimolo (qualsiasi) dall’ambiente e il nostro compito è trovare una soluzione. Rispondiamo a quello stimolo secondo la nostra sensazione di essere capaci o meno di gestirlo.
Ecco quindi che ciò che ci mette in difficoltà non è lo stimolo in sé, cioè il problema più o meno grosso che ci offre l’ambiente, ma la nostra personale sensazione di poterci far fronte. Tutto dipende dalla percezione di avere le risorse per superare o gestire l’ostacolo che l’ambiente ci fornisce.
Se siamo convinti di non riuscire a gestirlo, arriverà la nostra risposta negativa allo stimolo che darà luogo alla sensazione di ansia e tensione (Distress); se invece pensiamo di riuscire a gestirlo, arriverà la nostra risposta positiva allo stimolo che darà luogo alla sensazione di soddisfazione e orgoglio (Eustress).
Ecco quindi 4 COSE IMPORTANTI DA RICORDARE:
1) Non è lo stimolo il problema da gestire, ma la nostra risposta allo stimolo stesso, la quale misura la capacità di adattarci alle richieste dell’ambiente.
2) E’ cambiando la percezione di sè e delle proprie capacità che possiamo cambiare il corso degli eventi: l’ambiente ci mette alla prova è vero, ma se abbiamo imparato ad avere fiducia in noi, offriremo una risposta di adattamento all’ambiente che ci regalerà quel benessere che ci farà sentire sempre meglio e più capaci.
3) Le ricerche scientifiche ci ricordano che le nostre risorse mentali da cui dipendono queste risposte possono essere modificate e allenate con efficacia.
4) Lo stimolo stressante, se ben gestito (risposta positiva, ovvero Eustress), può addirittura farci stare meglio, fisicamente e mentalmente: alza il livello di autostima e di autoefficacia, stimola gli ormoni del piacere e ci distribuisce per tutto il corpo questa bella sensazione di benessere, nonostante le difficoltà e indipendentemente dal risultato.
Non spaventiamoci quindi per le richieste che ci offre l’ambiente, perché possono addirittura farci stare meglio.
Il segreto è allenarci a dare le risposte giuste...
è lui che ti fa correre di più dopo una sconfitta"
L’atleta di talento era stato selezionato e preparato con cura per ripetere ed eguagliare le prestazioni eccezionali di Mark Spitz alle Olimpiadi del 1972: vincere sette medaglie d’oro olimpiche in una stessa edizione.
Ma Biondi, vuoi per la tensione, vuoi per le aspettative elevate, vuoi per i riflettori troppo luminosi puntati su di lui, ottenne un deludente terzo posto nella prima gara e perse malamente l’oro nella seconda, rilassandosi troppo nella fase finale.
Ma c’era un uomo tranquillo seduto sulla sua poltrona di casa, rilassato e assolutamente sicuro che Matt ce l’avrebbe fatta: avrebbe reagito al fallimento tirando fuori i suoi migliori risultati e vincendo le successive cinque gare d’oro olimpico.
Il Dottor Seligman era più che certo che l’atleta da lì in poi avrebbe dato i suoi migliori risultati perché Matt era stato allenato per reagire alla sconfitta e aveva dimostrato di possedere questa grande capacità.
Il modo ottimistico con cui si spiegava le avversità gli permetteva di migliorare le proprie prestazioni dopo un fallimento.
E Matt Biondi vinse le successive gare conquistando cinque ori olimpici, nonostante le condizioni psicologiche avverse e i pochi tifosi rimasti.
Fu in grado di dimostrare, con tecniche statistiche e metodologie scientifiche, che l’ottimismo influenza il nostro rendimento e che mente ed emozioni possono essere allenate per darci migliori risultati e più benessere.
La squadra di Seligman dimostrò, già nel lontano 1988, che gli atleti ottimisti tendono a migliorare le proprie prestazioni in situazioni di forte tensione e questo perché, rispetto ai pessimisti, si impegnano maggiormente ed hanno la capacità di riprendersi velocemente dalle sconfitte.
Ma che cos’è l’ottimismo? E cosa determina il fatto di essere persone ottimiste o pessimiste?
SI NASCE O SI DIVENTA?"
Nel 1975 Seligman scoprì, grazie ad alcuni esperimenti, che il modo in cui ci spieghiamo gli eventi che ci accadono può determinare il nostro livello di prestazioni e il nostro impegno nell’ottenerle.
Scoprì anche che pensare di non avere un controllo sugli eventi può portare ad un senso di impotenza che non ci fa reagire neanche quando potremmo fare qualcosa per cambiare la situazione.
La percezione del controllo personale rappresenta quindi una condizione essenziale per agire sulla realtà e cambiare le situazioni in meglio.
Chi tende a spiegarsi gli eventi negativi in modo pessimista tenderà a lasciare la partita, a non trovare nuove modalità risolutive del problema, a darsi per vinto, a peggiorare le proprie prestazioni.
Al contrario, chi tende a spiegarsi gli eventi con ottimismo, percepirà le situazioni difficili sempre sotto il suo controllo, dando vita a tentativi nuovi di problem solving che salveranno la sua autostima, il suo autocontrollo, la sua efficacia nel mondo.
Da quegli studi, Martin Seligman capì che, come il pessimismo impotente può essere appreso, così l’ottimismo può essere insegnato e le persone possono avere più potere nello scegliere il proprio modo di pensare, dando una speranza di vita migliore e di soddisfazione personale anche ai pessimisti.
Questo non vuol dire che il pessimismo sia dannoso, anzi: un livello lieve ed utilizzato con saggezza ha una sua utilità.
Ma quando il pessimismo paralizza il cervello prima ancora dei muscoli, ha inizio il nostro triste percorso verso una parziale felicità ed un parziale utilizzo delle nostre migliori risorse.
Mentre se desideriamo avere pieno successo nella vita, dobbiamo iniziare ad allenare la nostra mente ed i nostri pensieri, perché essi decidono la nostra direzione e la nostra azione..
Adoravo il clima che si respirava in quel particolare centro federale, mi apriva la mente come pochi ambienti sono riusciti a fare nella mia vita professionale.
Assorbivo come una spugna perchè l'ambiente era pieno di risorse di altissimo livello, e il clima semplice favoriva l'apprendimento.
Alberto poi mi ha fatto sentire subito a mio agio in quella sua casa che era la piscina, e non ha mai detto di no alle mie numerose idee ed esperimenti.
Non conosco molti uomini di sport che avrebbero dimostrato la stessa fiducia in una giovane psicologa nel mettere nelle sue mani i suoi atleti. Conservo questa dimostrazione di fiducia in un angolo ben protetto del mio cuore.
Ho imparato tanto in quegli anni di collaborazione, insegnato forse qualcosa, di sicuro mi sono divertita moltissimo, e ho lottato come una tigre nella convinzione delle mie passioni.
Condividere il lavoro professionale con lui, il suo staff e i suoi atleti è stato per me fonte di grande crescita professionale e personale, una di quelle cose che ti porti appresso per sempre perchè rappresentano la base su cui poggia poi tutto il resto.
Ma tra una risata e un discorso diretto, Alberto mi ha anche insegnato e spronato a stare a galla, nonostante il mare intorno fosse pieno di strani e grossi pesci, come spesso accade nella vita, e di questo porterò sempre un dolce ricordo nel mio cuore. Grazie davvero.
Questa è una foto che ho scattato ad Alberto l'ultimo anno di collaborazione, in una giornata di luglio rovente come poche, qualche giorno prima che partisse per le Olimpiadi di Atene.